Il primo tendone allestito misurava quaranta metri per venti. La Festa da d’Istà e relativo tendone appena nati, riscossero subito grande successo, soprattutto per la musica che vi si suonava. Si può affermare che i Tiroler Nachtsschwärmer, con le loro trombe, trombette e tromboni hanno fatto la storia della festa poiché vi sono stati ospitati per sei anni.
Gli amanti del tendone dei nostri giorni hanno l’età che avevano gli organizzatori vinticinque anni fa. La musica che va ora per la maggiore è una miscellanea di revival in chiave moderna che incontra il gusto delle giovani generazioni. L’età media di chi frequenta il tendone si è abbassata nel corso degli anni, perché ora anche i più giovani, quelli non ancora maggiorenni, hanno possibilità economiche che i loro coetanei, cinque lustri prima, non si sognavano neppure.
Che sia la musica il cuore del tendone, gli organizzatori della Festa da d’Istà lo avevano intuito già all’inizio e si sono sempre dati da fare per invitare a Canazei i migliori gruppi folk austriaci.
La musica che ha fatto la fortuna del tendone, di selezionata qualità, è oggi un punto di riferimento imprescindibile per chi è alla ricerca delle melodie giuste per organizzare feste di successo.
Birra 0,20 – 0,40 – 1Lt
Birra Weizen
Birra analcolica 0,33
Bibite – Succhi di frutta – Acqua Minerale
Vino al bicchiere
Bacardi Breezer – Grappa
Sones e fortaes: dolci tipici
Pollo – 1/2 Pollo
Patatine fritte
Panino con porchetta
Panino con salsiccia o braciola
Piatto tendone: polenta, formaggio, crauti e salsicce o braciola o porchetta
Polenta e Goulasch – Polenta stinco e funghi (solo domenica)
La Gran Festa da d’Istà profuma di dolce, di zucchero e marmellata. Ci pensa il gruppo delle “fortaes”, il tipico dolce fritto, a dare quella nota ghiotta che tutti aspettano con ansia, grandi e piccoli.
Nei primi due dei quattro giorni di festa, l’olio sfrigola bello caldo dalle sette di sera fino all’una di notte. La domenica invece, ultimo giorno della Gran Festa, si accendono i fuochi già a partire dalle dieci di mattina. “In tre ore se ne possono friggere anche un migliaio, ma è difficile tenere il conto. Mettiamo da parte i sacchi della farina per fare il conto dei consumi. Ebbene, ne usiamo cinquanta-sessanta chili al giorno i primi due giorno e fino a 130 chili la domenica!”.
La tradizione delle “fortaes” e delle “sones”, le frittelle di mele, ha preso piede lentamente a furia di tentativi e di assaggi da parte delle nostre cinque pioniere fino a quando hanno raggiunto la perfezione della ricetta che vuole una pastella non troppo liquida, ma neanche troppo densa. Guai a risparmiare gli ingredienti, che devono essere di buona qualità, abbondanti e sempre freschissimi.
Ci vuole farina, latte, uova e zucchero, poco di quest’ultimo, dice Maria de Bùfol, altrimenti non friggono uniformemente. Una presa di sale, grappa, vanillina e lievito. La pasta deve scivolare dal foro dell’imbuto, ma non troppo velocemente. Ciò significherebbe che è troppo liquida e che poi schizza nell’olio caldo rovinando la sua bella forma tipica a spirale. Le “fortaes” che non vengono a regola d’arte non arriveranno mai ai tavoli del tendone, verranno messe da parte per il personale, perché i dolci non devono essere soltanto buoni, anche l’occhio vuole la sua parte. Imbuti ce ne sono di ogni tipo e misura perché ogni cuoca ha un suo metodo per versare la pasta nell’olio. Spesso se lo fanno fare di latta su misura per il loro dito indice che regola l’uscita della pasta e che dopo tre giorni di lavoro si vede spuntare un callo. Un mestolo di pastella è sufficiente per riempire l’imbuto, si toglie il dito e si muove la mano in cerchio sopra la padella, dal centro verso i bordi per fare la spirale. Un soffio di zucchero a velo e un cucchiaio di marmellata di mirtilli completano l’opera, anche se questa leccornia rossa è stata aggiunta alla ricetta originale solo da pochi anni a questa parte, e la “fortaa” è pronta da gustare. Nella stessa pastella vengono tuffate anche le fette di mela per fare le “sones”.
Eugenia non si sbottona di più, e nemmeno le altre cuoche. Questa è la ricetta per fare delle buone “fortaes”, ma loro ci mettono quel qualcosa di più che non vogliono rivelare a nessuno. E’ un segreto che si tramandano da cuoca a cuoca man mano che le nuove entrano a far parte del gruppo originale. Infatti da cinque che erano all’inizio, ora le cuoche pasticcere sono in tutto nove, e sfoggiano una bella divisa. Eugenia è la presidentessa del gruppo e ci dice che ha un sacco di lavoro. Deve preoccuparsi dei rifornimenti, deve pulire e preparare tutto a puntino prima che inizi la festa. E non c’è festa senza “fortaes”.
Thursday, 8th September 2016
7.00 p.m. – Opening event in Strèda de Parèda; homely cooking
8.30 p.m. – tapping of the first barrel of beer in Piaz Marconi and parade to the tent
8.30 p.m. – Music and entertainment with folk music by “Munda Untersteirer”
Midnight – Closing
Friday, 9th September 2016
7.00 p.m. – Opening of the event; homely cooking
8.30 p.m. – Music and entertainment with folk music by “Die Draufgänger”
01.00 a.m. – Closing
Saturday, 10th September 2016
11.00 a.m. – Opening of the event
11.00 a.m. – Morning entertainment with the “Alpenvagabunden”
12.00 a.m. – homely cooking
6.00 p.m. – Opening and entertainment with the “Oberkrainer Polka mädels”
9.00 p.m. – Music show and entertainment with folk music by the “Alpenvagabunden”
01.00 a.m. – Closing
Sunday, 11th September 2016
10.00 a.m. – Holy Mess in the lawn in front of the tent
11.00 a.m. – Opening of the cooking
11.00 a.m. – Morning entertainment with “Grabenlandbuam”
2.30 p.m. – Start of the big parade toward the village center and back
3.40 p.m. – After the parade: folkloristic groups performance
7.00 p.m. – Music show and entertainment with folk music by “Grabenlandbuam”
11.00 p.m. – Closing and end of the “Gran Festa da d’Istà”